In molti ingenuamente hanno pensato che durante il periodo di lockdown mondiale a seguito del covid-19 il livello di inquinamento globale fosse calato.

 

Purtroppo non si è riscontrata nessuna diminuzione del livello di emissioni di CO2 relativo al periodo di chiusura totale, ed è noto ai più che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera rappresenta un indicatore sostanziale per i rischi del cambiamento climatico (ogni anno, a titolo esemplificativo, si producono circa 40 miliardi di tonnellate di CO2).

Difatti, la temperatura climatica continua ad aumentare, lo scioglimento dei ghiacciai non si è arrestato, la riduzione delle calotte polari è sempre più tangibile e proprio a maggio del corrente anno si è arrivati a dei picchi di anidride carbonica davvero preoccupanti.

♻️ Non è tardi per iniziare a pensare, concretamente, di effettuare scelte sempre più sostenibili a vantaggio e salvaguardia del nostro Pianeta.

Se si esaminano più nel dettaglio i dati, si può riscontrare che due mesi fa si è avuto il record massimo di emissione di CO2 in atmosfera (419,13 parti per milione, ppm) dall’1958, anno in cui si sono avviate le prime osservazioni scientifiche (dati dell’Osservatorio di Mauna Loa, nelle Hawaii). Confrontando questi numeri con il mese di maggio del 2020, si può notare che i valori si erano posizionati sui 417,9 ppm, che già di per sé rappresentava una sorta di picco storico in merito.

Anche i dati dell’Agenzia oceanografica e meteorologica statunitense (NOAA) non sono confortanti; anzi, da essi si evince che l’attuale presenza di CO2 rappresenta quasi il doppio di quella relativa alla fine del XVIII secolo (epoca pre-industriale tra l’altro): per essere esemplificativi, negli ultimi 30 anni, si è avuto lo stesso incremento registratosi durante i due secoli precedenti.

Quindi, in definitiva, l’avvento pandemico che stiamo vivendo non ha comportato una diminuzione dell’inquinamento planetario, né tantomeno una sorta di inversione di tendenza.

È necessario che questo trend cambi direzione altrimenti diventerà impossibile consentire la vita sulla Terra per più di 7 miliardi e mezzo di abitanti.

Per scongiurare un cambiamento climatico catastrofico occorrerà portare quasi a zero l’inquinamento provocato dalle emissioni di C02 ed è necessario farlo nel più breve tempo possibile (o almeno entro il 2050 come previsione strategica).

???? Focalizzandoci sull’Italia, un minimo calo riscontratosi durante il periodo di lockdown sta già invertendosi, difatti l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha previsto per il 2021 un aumento di emissioni di gas serra di circa lo 0,3 %, poiché ormai sono riprese tutte le attività economiche e, di conseguenza, si è riscontrato subito un aumento dei consumi legati ai trasporti, a quelli energetici e molti altri deriveranno dal riscaldamento degli edifici.

Per apportare una necessaria e realistica variazione a questa tendenza occorrono delle modifiche strutturali, ma anche comportamentali, nonché tecnologiche. E tutto questo è dovere dell’intera popolazione mondiale, non solo dei governi o di coloro che producono tecnologie. Tutti i cittadini dovranno modificare le proprie abitudini quotidiane, di acquisto e di consumo, se realmente ci si vuole dare una effettiva chance per il futuro.

Un faro nella notte in tal senso è rappresentato dalla transizione energetica (vedi le installazioni degli impianti fotovoltaici) ma anche a livello di riscaldamento (nuovi impianti di pompe di calore, con caldaie a metano o ibride ed in un prossimo futuro ad idrogeno).

Nel nostro piccolo, quindi, possiamo iniziare installando un impianto di climatizzazione estiva ed invernale per la propria abitazione; oppure richiedendo un impianto fotovoltaico per produrre energia rinnovabile. Il tutto approfittando anche delle agevolazioni fiscali attualmente vigenti, come l’Ecobonus 65% e 50%, il Superbonus 110% ed il Conto Termico, che incentivano in maniera vantaggiosa ancor più l’adozione di questo tipo di climatizzazione ed efficientamento energetico ⬇️

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In molti ingenuamente hanno pensato che durante il periodo di lockdown mondiale a seguito del covid-19 il livello di inquinamento globale fosse calato.

 

Purtroppo non si è riscontrata nessuna diminuzione del livello di emissioni di CO2 relativo al periodo di chiusura totale, ed è noto ai più che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera rappresenta un indicatore sostanziale per i rischi del cambiamento climatico (ogni anno, a titolo esemplificativo, si producono circa 40 miliardi di tonnellate di CO2).

Difatti, la temperatura climatica continua ad aumentare, lo scioglimento dei ghiacciai non si è arrestato, la riduzione delle calotte polari è sempre più tangibile e proprio a maggio del corrente anno si è arrivati a dei picchi di anidride carbonica davvero preoccupanti.

♻️ Non è tardi per iniziare a pensare, concretamente, di effettuare scelte sempre più sostenibili a vantaggio e salvaguardia del nostro Pianeta.

Se si esaminano più nel dettaglio i dati, si può riscontrare che due mesi fa si è avuto il record massimo di emissione di CO2 in atmosfera (419,13 parti per milione, ppm) dall’1958, anno in cui si sono avviate le prime osservazioni scientifiche (dati dell’Osservatorio di Mauna Loa, nelle Hawaii). Confrontando questi numeri con il mese di maggio del 2020, si può notare che i valori si erano posizionati sui 417,9 ppm, che già di per sé rappresentava una sorta di picco storico in merito.

Anche i dati dell’Agenzia oceanografica e meteorologica statunitense (NOAA) non sono confortanti; anzi, da essi si evince che l’attuale presenza di CO2 rappresenta quasi il doppio di quella relativa alla fine del XVIII secolo (epoca pre-industriale tra l’altro): per essere esemplificativi, negli ultimi 30 anni, si è avuto lo stesso incremento registratosi durante i due secoli precedenti.

Quindi, in definitiva, l’avvento pandemico che stiamo vivendo non ha comportato una diminuzione dell’inquinamento planetario, né tantomeno una sorta di inversione di tendenza.

È necessario che questo trend cambi direzione altrimenti diventerà impossibile consentire la vita sulla Terra per più di 7 miliardi e mezzo di abitanti.

Per scongiurare un cambiamento climatico catastrofico occorrerà portare quasi a zero l’inquinamento provocato dalle emissioni di C02 ed è necessario farlo nel più breve tempo possibile (o almeno entro il 2050 come previsione strategica).

???? Focalizzandoci sull’Italia, un minimo calo riscontratosi durante il periodo di lockdown sta già invertendosi, difatti l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha previsto per il 2021 un aumento di emissioni di gas serra di circa lo 0,3 %, poiché ormai sono riprese tutte le attività economiche e, di conseguenza, si è riscontrato subito un aumento dei consumi legati ai trasporti, a quelli energetici e molti altri deriveranno dal riscaldamento degli edifici.

Per apportare una necessaria e realistica variazione a questa tendenza occorrono delle modifiche strutturali, ma anche comportamentali, nonché tecnologiche. E tutto questo è dovere dell’intera popolazione mondiale, non solo dei governi o di coloro che producono tecnologie. Tutti i cittadini dovranno modificare le proprie abitudini quotidiane, di acquisto e di consumo, se realmente ci si vuole dare una effettiva chance per il futuro.

Un faro nella notte in tal senso è rappresentato dalla transizione energetica (vedi le installazioni degli impianti fotovoltaici) ma anche a livello di riscaldamento (nuovi impianti di pompe di calore, con caldaie a metano o ibride ed in un prossimo futuro ad idrogeno).

Nel nostro piccolo, quindi, possiamo iniziare installando un impianto di climatizzazione estiva ed invernale per la propria abitazione; oppure richiedendo un impianto fotovoltaico per produrre energia rinnovabile. Il tutto approfittando anche delle agevolazioni fiscali attualmente vigenti, come l’Ecobonus 65% e 50%, il Superbonus 110% ed il Conto Termico, che incentivano in maniera vantaggiosa ancor più l’adozione di questo tipo di climatizzazione ed efficientamento energetico ⬇️

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